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CRITICS / REVIEWS

March 2012

Talking about Alessandro Fornaci

His work consists of a deep desire for knowledge and specifically uses engraving in its broadest, expressive, symbolic and experimental aspects.
The extremely rigorous and targeted to the story up to the detail of the "invisible" projects him in that path of the great "esoteric" masters from Martin Schongauer to William Blake able to imagine and give birth to the user that feeling of collective sharing as it is the dream, not only in a "surreal" sense and therefore as an unconscious automatic phenomenon, but as a further guide of a meta-esoteric process.
The ability and technical expertise up to the virtuosity seem to respond to an attitude of pure rebellion to the pressapism of our time and delineate even more the deep side of Alessandro Fornaci, his desire for representation and accuracy make it an author with strong ethical connotations; looking at his work one can be caught by a sense of vertigo. They look like works placed in a historical period far from us but a reflection must be made of how much "literature" on the history of art has yet to be rethought and a phrase from Goethe comes to mind, talking about the drawings of Cornelius and Overbeck: " it is the first time in the history of art that important talents were formed retrospectively, returning to the womb and thus establishing a new artistic period ". The visionary and artistic skills of Alessandro Fornaci, even if already well defined, will still reserve new aspects, new proposals and suspect other surprises, as in the search for new aesthetic and conceptual solutions "π T ἀγορά - 2011" where the use of harmonic resonance, shapes and fluidizes the aquatint by the sound of Tibetan bells.

Bruno Aller

August 2011

It’s not easy to use ‘words’ to describe Fornaci’s works, as they go far beyond the conventional logical analysis of human thought. He’s a composer of archetypes and his works are an act of devotion to reality, hence the desire to join the other on what is clear, what is commonly recognizable, because what is clear is true and it’s beautiful.

Engraved images rich in vital energy, expressing itself in love acts for the visible, for what is inherently true and essential.

Fornaci’s are answering works, shining ones, leading the attention towards further meanings inducted by the essentiality of the forms and of the original marks; their sentiment is overt in classical realism, transcending the contingent between past and future, leading towards a sort of universal, central point of view of an infinite present.

Stefano Pallagrosi.

 

May 2011

Symbol, Sign, Allegory in the work of Alessandro Fornaci

Per comprendere il complesso apparato simbolico del linguaggio di Alessandro Fornaci, non si può prescindere credo, da una riflessione sulle origini dell’incisione e sulla sua vicinanza, non solo metodologica, con quella “scienza immaginaria”, l’alchimia, che attraverso il “fare” “proietta, con simbolica corrispondenza, le sue tensioni utopiche e metafisiche nello stesso corpo del mondo” (Calvesi). Se poi a queste considerazioni di Calvesi si affiancano quelle junghiane sulle connotazioni archetipali e sull’implicita natura polisemantica del simbolo, si comprende meglio come questo agisca nell’opera di Fornaci su più livelli. Il primo è quello inerente alla formulazione dei singoli elementi simbolici, frutto di un’accurata ricognizione di figure o segni (nel caso delle “scritture”) appartenenti tanto al mondo e alla mitologia occidentali quanto a quelle orientali. A questa prima individuazione ed enucleazione del simbolo, segue un momento ulteriore, corrispondente al secondo livello d’analisi, relativo all’articolazione dei simboli nella composizione dell’immagine, che si presenta nel suo stadio finale come una summa, talvolta al limite tra il simbolo e l’allegorie, in cui vengono raccolte e narrate le fasi di un percorso di studio, di riflessione, di approfondimento dei temi scelti dall’artista e spesso ancorati alle vicende dell’attualità contemporanea. È in questa seconda fase che si verifica una sovrapposizione tra il valore originario del segno simbolico e la sua ricontestualiz-zazione che offre del simbolo nuovi significati ed interpretazioni, dati dal variare delle relazioni e dei contesti e dal rimando all’odierna realtà. 

In questo lento e accurato lavoro di sedimentazione ed elaborazione concettuale e formale, fatto di continui assestanti e revisioni della struttura compositiva, la definizione, a tratti virtuosistica, degli ambienti, delle architetture e delle anatomie, diviene ulteriore elemento significante teso ad accentuare l’istanza simbolica dell’immagine che mediante la verosimiglianza del contesto e del dettaglio naturalistico, acquista maggior credibilità all’occhio dell’osservatore, fornendo contemporaneamente un rimando all’abilità tecnico-disegnativa di Durer, Rembrandt, Callot, Piranesi ed al linguaggio simbolico-allegorico di alcuni pittori e incisori tedeschi e fiamminghi del Quattrocento. La tendenza ad una rappresentazione simbolica della realtà inizia a configurarsi nel percorso artistico di Fornaci già intono al 1995. Un esempio è Metafavola, una sorta di diario per simboli di incontri, esperienze e personaggi del vissuto, riletti in chiave grottesco-caricaturale entro uno scenario teatralizzato. Più chiaramente ispirati ad un simbolismo di matrice onirico-surrealista sono invece alcuni disegni ed incisioni successivi, come la Vergine con figlio, in cui la dolcezza metafisica generalmente associata alla maternità nel tema sacro della Vergine con Bambino viene ribaltata in forza d’una sovranità schiacciante del materno, Grande Madre regolatrice delle leggi del cosmo, su cui aleggia lo spettro del controllo e della soggezione. Dal triangolo, residuo dello schema ampiamente utilizzato nel Rinascimento in questo tipo di composizioni, si dipartono infatti tre direzioni ideali su cui si collocano le tre manifestazioni “monoteistiche” in posizione di adorazione della Mater reggente il figlio, (una sfera), simbolo dinamico dell’incessante ciclicità dell’esistenza. Questa visione del femminile progressivamente elevata a simbolo dell’indissolubile, della tendenza alla completezza dell’insieme, sarà un topos della produzione di   Fornaci, inserendosi più tardi entro il binomio maschile/ femminile, dalla cui complementarietà si genera il divenire, l’essenza stessa del cosmo (ne è un esempio L’Uomo e la Donna del 2004). La compresenza di queste due forze, in reciproca, armonica tensione, si arricchirà poi in Lux Lex di una serie di implicazioni storico-politiche, rese mediante il paradigma della specularità, cui la controstampa multipla si rivela il corrispettivo tecnico più adeguato all’espressione di tale modello ideale. Rappresentanti rispettivamente l’Oriente e l’Occidente e poste in posizione di frontalità l’una rispetto all’altra nell’atto quasi di un’imminente azione bellica, le due figure della legge e delle luce, (del guerriero e della dea), sono i poli opposti di una medesima rigidità ideologica, icone antipodiche di un progetto, quello della globalizzazione che, come scrive Zigmunt Bauman, “è destinato a divide quanto ad unire”.

Ma se questa radicalizzazione dello scontro si presenta a Fornaci come il tratto distintivo e paradossale della cultura globalizzata, è pur vero che è nell’interrogazione sulle radici storiche e culturali comuni ad entrambi i “mondi” che egli individua un possibile punto di contatto, accennato appena dalla sovrapposizione in controstampa di motivi architettonici e simbolico-archetipali propri ora dall’una ora dall’altra civiltà. È entro questo contesto che l’elemento simbolico agisce anche come segno, come elemento indicatore della presenza dell’altro nel nostro percorso storico e culturale, e rivelatore di un passaggio necessario per riconoscere come proprio il diverso e riaprire dopo “notti di oblio”, l’ “atlante dello sguardo” verso nuovi orizzonti di pace. 

 

Francesca Tuscano

April 2007

“The symbolic language suggested by Alessandro Fornaci urges, today, everybody to a ransom of the autonomy of check about the sense of experiences, antithetic to the stiffness of prejudicially attributed roles…”

Piero Troso.

testo criticodi Giuseppe Selvaggi, dal Giornale d'Italia , 2003

Gallery revelations​: Alessandro Fornaci and Giuseppe Militello

A war alarm picture

The peacefull-war of Iraq has entered the art gallery. It provokes a shiver to see on the wall of San Francesco a Ripa, at 69 Gallery (located in the homonymous Roman street) a picture that suggests, with the silence of visual art, the geographical landscape where many may soon die. It is a young painter, Alessandro Fornaci (Rome, 1974), who also signs as Vantiber, the author of "Bug-Dad", a title that sounds like Baghdad. The image is the remnant of a dream, even if in reality it is lucidly conceived by the artist. It represents the geographic theater of the war that could return to the Middle East. The modern ancestor of these interventions by the artist of the alarmed foresight is "Guernica". Picasso's image, more than the dove itself, a worn-out symbol because it has been shouted too much, has become an icon all over the world. This of the young Roman engraver is a premonitory flash. Fornaci is a draftsman and engraver of imaginative energy, already a master. Its beginning has the illumination of knowing how to see its own time, a sign of the sure vocation of being an artist.

Giuseppe Selvaggi "Giornale d'Italia" March 2003

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